La voce (in)udita
Il caso degli aborigeni australiani oggi
DOI:
https://doi.org/10.4454/syn.v5.1201Parole chiave:
Aboriginal Self-Determination, First Nations' voice, Australian Indigenous Voice Referendum, ParliamentAbstract
Questo articolo analizza vari aspetti del contesto storico e socio-culturale dell’Australia, con particolare attenzione alle iniziative messe in atto dal governo australiano per avanzare una richiesta di perdono e riconciliazione e promuovere il dialogo con la popolazione aborigena. Il punto di partenza è la National Indigenous Constitutional Convention, tenutasi a Uluru dal 24 al 26 maggio 2017, durante la quale è stata formalizzata la richiesta di una rappresentanza indigena in Parlamento, nota come ‘Voce in Parlamento’. Al discorso pubblico di scuse pronunciato nel 2008 dall’allora Primo Ministro Kevin Rudd, il cosiddetto ‘Sorry Speech’, ha fatto seguito una serie di leggi, pronunciamenti formali e confronti finalizzati a dare concretezza al simbolismo del ‘sorry’. L’articolo ripercorre i principali sviluppi di questo processo di transizione, dalla fase dell’Integrazione a quella dell’Autodeterminazione, evidenziandone gli eventi più significativi. In particolare, l’attenzione si focalizza sui giorni nostri, con riferimenti alle scelte che hanno aperto la strada al referendum costituzionale del 14 ottobre 2023 e all’impegno a dar voce alle First Nations.
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