"Oscar Wilde and the Candlelight Murders" di Gyles Brandreth
Oscar nell’ottica della narrativa poliziesca holmesiana
DOI:
https://doi.org/10.4454/syn.v5.1196Parole chiave:
Oscar Wilde, Arthur Conan Doyle, Biofiction, Detective Fiction, Gyles BrandrethAbstract
Lo status di icona culturale di Oscar Wilde è alla base di un’ampia gamma di studi accademici, incluse le disamine delle sue varie comparse nel ruolo di personaggio in narrativa. Nel corso degli anni, questi ritratti hanno spesso raffigurato Wilde all’interno di intrecci polizieschi, o persino nel ruolo di detective: da Raffles, il ladro gentiluomo di E.W. Hornung, ai recenti pastiche holmesiani e alla serie attuale di romanzi a firma di Gyles Brandreth, The Oscar Wilde Murder Mysteries (a partire dal 2007). Il numero di adattamenti di questo tipo solleva il quesito sul perché Wilde sia una fonte di ispirazione così fertile nell’ambito di questo genere in particolare. Il presente contributo si avvicina a Oscar Wilde and the Candlelight Murders di Brandreth come al frutto di una commistione tra biofiction e detective fiction, mettendo in luce come le due forme siano qui così integrate da disegnare un profilo complesso dell’autore. Segnatamente, si indagheranno alcune caratteristiche ricorrenti di ciò che potremmo considerare il modello di Brandreth, ossia il canone holmesiano. Si evidenzierà come questa compenetrazione formale si realizzi in Candlelight Murders in termini di struttura narrativa, caratterizzazione e processi metanarrativi.
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