La spiegazione di Locke della follia: le sue origini scettiche e i suoi esiti
DOI:
https://doi.org/10.4454/sl.4-642Parole chiave:
John Locke, Association of Ideas, History of Psychiatry, Innatism, History of Medicine, Skepticism, John Locke, Association of Ideas, History of Psychiatry, Innatism, History of Medicine, SkepticismAbstract
John Locke offre un resoconto insolito della follia che, a differenza delle teorie mediche dominanti del suo tempo, la caratterizza come una patologia delle idee piuttosto che delle facoltà mentali o della fisiologia. Secondo Locke, nella follia le idee diventano associate attraverso una varietà di meccanismi che avvengono al di là dell'ambito dell’intelletto. Locke pone in contrasto le idee associate con quelle sane, che sono connesse attraverso l'attività delle facoltà mentali come discernimento, composizione e astrazione. Dopo aver presentato la concezione lockiana della follia come associazione di idee, questo articolo mostra come la sua giustificazione si basasse sui suoi impegni verso i principi dello scetticismo medico antico, che scoraggiava la speculazione e la teorizzazione a favore dell'osservazione e dell'esperienza. Successivamente, si mostra come Locke abbia utilizzato questa concezione per promuovere i suoi progetti filosofici - in particolare la sua tesi contro il nativismo – utilizzando le tradizionali strategie pirroniane. Locke sosteneva che le idee associate, quando utilizzate per costruire massime, possono portare a false credenze che sembrano avere tutta la certezza e l'indubitabilità dell'ispirazione. Il filosofo si serviva della follia per spiegare le inconciliabili fratture religiose e politiche che lo circondavano e per sostenere che lo scetticismo riguardo alle nostre credenze e alle origini delle nostre idee è il miglior profilattico contro il dogmatismo e il fanatismo.