Il note-taking di Locke in Francia, 1675-79: tra i journals e i commonplace books

Abstract

Il 12 novembre 1675, il medico e filosofo John Locke (1632-1704) salpò per la Francia senza i suoi commonplace books, i quaderni sui quali  era abituato a fare affidamento. Per i successivi tre anni e mezzo, registrò diligentemente nei diari ciò che vedeva, sentiva, pensava e leggeva. Quali effetti, se ce ne furono, ebbe questo cambiamento sui suoi appunti e sul suo pensiero? Qui suggerisco che Locke accolse le nuove opportunità fornite dalla forma del diario, in cui gli appunti non erano necessariamente legati ad estratti di testo. A differenza del commonplace book, il diario richiedeva la datazione delle voci; la sua portabilità incoraggiava ad annotare le osservazioni sul momento, insieme a testimonianze, conversazioni e connessioni di idee. Su questa base, Locke perseguì le sue indagini nell’ambito della storia naturale baconiana, aggiungendo interrogativi sia agli estratti che alle osservazioni empiriche, analizzando i casi clinici dei suoi pazienti, e affrontando nuovi argomenti filosofici collegati al Saggio sull'intelletto umano (1690). Il diario offriva la libertà di prendere appunti su qualsiasi argomento e su qualsiasi pagina; ma questo per Locke significava trascurare la distinzione tra argomenti che classificava come 'Physica' (medicina e scienza) e 'Ethica' (politica e religione), e che annotava in commonplace book separati. Egli considerava questa una situazione temporanea, predisponendo ogni diario con titoli/margini, riferimenti incrociati e indici che li collegavano ai commonplace books che aveva in patria. Al suo ritorno, trasferiva il materiale selezionato dai diari nei commonplace books appropriati. Dopo avere apprezzato la flessibilità del diario in Francia, Locke consolidò il suo esistente database e mantenne il suo collaudato metodo di ricerca.