John Locke e gli atei. La socialità nella storia naturale dei popoli

Autori

  • Saulo Henrique Souza Silva Federal University of Sergipe

DOI:

https://doi.org/10.4454/sl.0-474

Parole chiave:

Locke, atheists, natural history of humanity, travel literature, diversity of peoples, toleration

Abstract

La filosofia sociale di Locke si sviluppa tenendo conto dei resoconti che provvedono la conoscenza di popoli lontani. Nell'opera An Essay Concerning Human Understanding, Locke menziona spesso i resoconti dei viaggi in diverse terre del globo terrestre, come Brasile, Siam, Cina, Africa e Medio Oriente. Questa strategia del Saggio ha la funzione di fornire un quadro diversificato delle credenze e dei costumi dei popoli di varie parti del mondo. A proposito dell'assetto morale dei popoli, ci chiediamo: la filosofia di Locke ci permette di sostenere che la moralità e la socievolezza dipendono dalla conoscenza di Dio? Il problema dell'esistenza degli atei e delle società atee era presente sia nei resoconti di viaggio che nelle opere del filosofo inglese. Questa presenza, a nostro avviso, suggerisce che, per Locke, l'ateismo sarebbe una condizione naturale per l'umanità. Come si può conciliare questa idea con l'esclusione degli atei dalla tolleranza in A Letter Concerning Toleration? Questo articolo intende sviluppare la tesi secondo la quale le credenze in  varie divinità, compresa l'idea di Dio, non corrispondono necessariamente ad un progresso della civiltà, né godono di un consenso universale, ma possono rappresentare una regola morale  adatta ad una particolare vita sociale.

Pubblicato

2022-11-17