Mettere insieme il Saggio e il Secondo Trattato: d’Holbach interprete di Locke
DOI:
https://doi.org/10.4454/sl.3-378Parole chiave:
John Locke, Second Treatise, Paul-Thiry d’Holbach, Radical Enlightenment, political philosophy, utilitarianismAbstract
Il presente articolo si concentra sul filosofo radicale e ateo francese del XVIII secolo d'Holbach per valutare in che misura le sue idee politiche possano essere state informate dal Secondo trattato di Locke. Pur rifiutando la nozione rousseauiana di stato di natura, inteso come periodo storico in cui gli esseri umani vivevano al di fuori della società, d'Holbach eredita da Locke l'idea che i singoli ordinamenti politici siano il risultato di un contratto sociale tacito e costantemente rinnovato. I governi devono perseguire la conservazione e il miglior interesse della “comunità” o della “nazione”, come la chiamerebbero rispettivamente Locke e d'Holbach; il loro insuccesso prolungato comporta necessariamente la perdita di legittimità e, in ultima analisi, apre la strada alla rivoluzione. Naturalmente diffidente nei confronti della decisione di Locke di fondare la legittimità di un'autorità (e quindi il diritto di una comunità a ribellarsi ad essa) sulla sua capacità di mettere in atto una “legge di natura” basata, a sua volta, sulla volontà di Dio, d'Holbach sostituisce questa “legge di natura” con quello che definisce amour éclairé de soi. Per d'Holbach, la consapevolezza che il proprio benessere individuale è inestricabilmente legato a quello degli altri dipende dal comprendere in modo più o meno intuitivo che un'azione è buona nella misura in cui promuove la felicità, o il piacere, e sbagliata quando provoca infelicità, o dolore (principio di utilità). D’Holbach sembra desiderare che i suoi lettori comprendano che la filosofia politica di Locke può essere trasformata in una teoria secolare coerente. In questo modo, egli mette insieme (artificialmente) l’epistemologia di Locke e le idee politiche più radicali, superando con successo una nota aporia all'interno del corpus filosofico dell'empirista britannico, che è stata indagata, tra gli altri, da Leo Strauss e Peter Laslett e che è ancora oggetto di un ampio dibattito accademico.