Locke e la nozione di potere
DOI:
https://doi.org/10.4454/sl.2-314Parole chiave:
Categorical properties, Dispositions, Powers, Relations, Secondary qualities, SubstanceAbstract
In un recente lavoro, Walter Ott ha sostenuto che Locke è uno dei principali artefici del dibattito sulla causalità che caratterizza la prima filosofia moderna. Secondo Ott, Locke contribuisce a questo dibattito resuscitando il concetto di potere; a suo avviso, la strategia di Locke consiste nel ridurre i poteri a relazioni. La sezione 1 di questo articolo critica il resoconto di Ott sostenendo che esso introduce inutilmente un'incoerenza nella dottrina delle qualità secondarie di Locke: se i poteri sono relazioni, allora le qualità secondarie sono ideali, un'affermazione che Locke nega. La sezione 2 sostiene che è esagerato dire che Locke resuscita un concetto di potere. Il progetto di Locke non è paragonabile alla riabilitazione da parte di Leibniz della dottrina scolastica delle forme sostanziali. Si sostiene, tuttavia, che Locke ritiene che, a certe condizioni, l'appello ai poteri possa essere difeso dalle accuse di circolarità e vacuità mosse agli Scolastici. La sezione 3 dell'articolo sviluppa questa tesi offrendo un resoconto delle condizioni che devono essere soddisfatte, per Locke, affinché il discorso sui poteri sia difendibile: i poteri non devono essere reificati e, almeno nel caso dei corpi, devono essere fondati su proprietà categoriali. Si sostiene che il principio fondante è soddisfatto nel caso della famosa ipotesi della materia pensante di Locke. La sezione 4 affronta la questione se Locke estenda questo principio fondante al caso dei poteri mentali. L'articolo si conclude sostenendo che, se Locke lo fa, allora dovrebbe adottare almeno una forma debole di materialismo.