"La proprietà umana nelle creature"
Locke, proprietà divina e il diritto di escludere
DOI:
https://doi.org/10.4454/sl.5-1021Parole chiave:
Locke, God, Property, CreationAbstract
Nel Saggio sull’intelletto umano, Locke sostiene che ogni individuo “ha la proprietà della propria persona”. Tuttavia, afferma anche che Dio possiede ogni essere umano: “essi sono sua proprietà, essendo opera delle sue mani, fatti per durare secondo il suo piacere, non quello degli altri”. Generalmente, quando un agente possiede qualcosa, ciò esclude che altri possano possederlo contemporaneamente. Dunque, se io possiedo me stesso, come può essere che Dio mi possieda allo stesso tempo? Questo è il cosiddetto ownership puzzle di Locke. Ritengo che questo enigma si dissolva una volta compreso che la proprietà, secondo Locke, è una relazione ternaria tra un proprietario, un certo agente (o certi agenti) e un bene posseduto, tale per cui: (1) il proprietario ha un diritto nei confronti di (2) un altro agente (o altri agenti) affinché questi non interferisca (senza permesso) con (3) il bene posseduto. Di conseguenza, proprietari distinti possono inequivocabilmente detenere il diritto di proprietà sullo stesso bene nello stesso momento, purché esercitino tale diritto contro agenti diversi.