Autocoscienza e desiderio
Schilder e Dolto sulla continuità del sé
DOI:
https://doi.org/10.4454/phi-psy.v2i1.424Parole chiave:
schema corporeo, immagine corporea, sé minimale, regressioni, esperienza del desiderioAbstract
Questo articolo si interroga su come il soggetto sviluppi un senso di sé continuo, che attraversa diverse esperienze singolari e separate, una questione molto dibattuta dalla fenomenologia contemporanea. A tal fine, esamina il legame tra l'affettività e la costituzione della soggettività di base nel lavoro di Paul Schilder e Françoise Dolto, due clinici il cui pensiero si fondava sulla nozione di schema corporeo e/o immagine corporea. Il legame intimo tra affettività e struttura della soggettività, stabilito attraverso la pratica clinica di entrambi gli autori, viene poi messo in relazione con i dibattiti contemporanei sul concetto di sé minimale. La tesi principale è che, per passare da un sé momentaneo e sottile, legato solo all'esperienza particolare, a un sé diacronico e continuo, è necessario qualcosa di più della semplice riflessività del sé: una relazione desiderante con gli altri che si prendono cura del soggetto. Se questo è valido, abbiamo formulato un punto di incontro tra la tradizione psicoanalitica e quella fenomenologica.
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