Lavorando insieme per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archeologico di Tarquinia

Autori

  • Anna Maria Moretti Sgubini Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

DOI:

https://doi.org/10.4454/ostraka.v32.737

Parole chiave:

Tarquinia, Vitelleschi Palace, Unesco, painted tombs, Monterozzi Necropolis

Abstract

Il contributo analizza il programma figurativo della Tomba dei Demoni Azzurri, illustrando la cultura di un oligarca sull’orlo della fine di un regime inaugurato tre generazioni prima. In particolare, si concentra sul ruolo attribuito alla scena di caccia duale presente sulla parete d’ingresso. Questa scena rappresenta l’ultimo capitolo di una serie presente in un numero relativamente ridotto di tombe del VI e V secolo a.C., generalmente collocata in posizioni non prominenti. In Etruria, la caccia ha storicamente rappresentato un elemento accessorio della cultura dominante, essenzialmente raro e, a differenza della Tomba dei Demoni Azzurri, per lo più confinato a raffigurazioni secondarie. Non è un caso che, fino all’età imperiale avanzata, la caccia non fosse considerata un’attività dimostrativa del nucleo dell’ideologia patrizia, dominata piuttosto dalle virtù militari e guerriere. Da questa prospettiva, il committente degli affreschi della Tomba dei Demoni Azzurri può essere descritto come un “uomo nel mezzo del guado”. Egli appare quindi legato al passato e ai suoi rituali (trionfo, banchetto e esperienze venatorie), ma al contempo aperto alle prospettive escatologiche greche.

Pubblicato

2023-12-01

Fascicolo

Sezione

Atti di convegno