Importazione e uso della ceramica attica a figure rosse a Ruvo di Puglia nel tardo V e agli inizi del I V secolo a.C.
DOI:
https://doi.org/10.4454/ostraka.v31.565Parole chiave:
Peucezia, Ruvo di Puglia, Attic pottery, tradeAbstract
Il contributo si propone di analizzare le importazioni di ceramica attica a figure rosse a Ruvo di Puglia, un sito indigeno della Peucezia, nell’ultimo decennio del V e agli inizi del IV secolo a.C. Sebbene sia ormai un dato acquisito che vi fu una forte diminuzione nell’esportazione di ceramica attica figurata a partire dal 420 a.C. in tutta la Magna Grecia e in Sicilia, Ruvo di Puglia sembra rappresentare un’eccezione. Qui, infatti, la quantità di ceramica importata non solo sembra aumentare nell’ultimo quarto del V secolo e, ancor più, nel primo quarto del IV, ma testimonia un collegamento diretto tra il Kerameikos ateniese (o almeno i mercanti) e la città peucezia. A conferma del fenomeno vi è il numero significativo di vasi, tra cui i kantharoi (una forma indigena poco comune) della Classe e del Gruppo Bonn 94A, i rhyta e i vasi figurati di varie forme appartenenti alla Classe W e alla Classe Persiana, gli askoi e le numerose coppe, quasi tutte di tipo senza piede, che non trovano confronti in altri siti della Magna Grecia, né nell’Etruria tirrenica, né lungo la costa adriatica media e alta. Il nostro obiettivo è indagare le ragioni di questa tendenza commerciale e spiegare la funzione delle importazioni attiche nei contesti ricostruiti.
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