Visioni, terapia e performance. Il ruolo del teatro nei culti terapeutici tra V e IV sec. a.C.
DOI:
https://doi.org/10.4454/ostraka.v30.385Abstract
La relazione storica tra visione e rappresentazione
corrisponde, su un piano antropologico, a quella tra
sguardo e immagine. È lo sguardo che conferisce sta-
tuto di esistenza e significato all’immagine; quest’ulti-
ma infatti, vive grazie allo sguardo come il testo vive
grazie alla lettura1. Tra biologia e cultura, tra corpo e
immagine, perché il fenomeno percettivo della visione
possa avere luogo, è tuttavia necessario che l’immagi-
ne sia trasmessa da un dispositivo, o medium: esso può
costituirsi nel corpo stesso, nel caso di immagini men-
tali, sogni e visioni, nel supporto materico dell’imma-
gine, o nella performance che anima l’immagine stessa2.
In altre parole, lo sguardo può far esistere un’immagine
solo attraverso e grazie a un medium. Quest’ultimo in-
fatti le conferisce la visibilità che altrimenti non avreb-
be; in questo senso, ogni immagine ha ragion d’essere
in quanto rende visibile e presente l’assenza dell’entità
che rappresenta, e senza un dispositivo di trasmissione
l’invisibile resterebbe tale. La dipendenza dell’imma-
gine dal proprio medium è in definitiva la ragione per
cui l’atto percettivo della visione è soggetto a variabili
culturali e tecnologiche: ad esse corrispondono, nel pro-
cesso storico, una varietà di rappresentazioni cultura-
li3. D’altra parte, la triplice relazione tra corpo, medium
e immagine permette di comprendere meglio la natura
dell’esperienza epifanica in molte culture antiche e mo-
derne. Nella Grecia antica, concetti quali l’anima, i so-
gni, le visioni e le apparizioni di fantasmi, rientravano
tutti nella categoria di eidola, in quanto fenomeni di cui
lo spirito fa esperienza in maniera analoga. L’eidolon (im-
magine) aveva quindi un proprio statuto di realtà, e più
precisamente di ‘doppio’ rispetto all’invisibile che rende
presente4. Per questo motivo, nell’esperienza epifanica
la divinità era autenticamente presente, attraverso la
mediazione della performance rituale, per come ce la si
rappresentava5.
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