Il borghese, l’architetto e la palazzina
DOI:
https://doi.org/10.4454/dtm0cr49Parole chiave:
Lina Ghotmeh, giardino di roccia, palazzina, borghesiaAbstract
L’architettura “in borghese” identifica una classe sociale specifica, per quanto oggi raccolga un bacino più ampio e diversificato rispetto al passato. Il termine “borghese” trascina con sé definizioni ambigue che indirizzano verso molteplici interpretazioni, in cui il perimetro della privatezza, dove trovare “la felicità”, è qui interpretabile come l’architettura della casa, che contiene il rito privato dentro la scena pubblica della città. Per quanto il borghese possa essere “colui che ha un salotto” per Charles Seignobos o “colui che possiede un pianoforte” per André Siegfried, la traduzione in architettura dello spirito borghese collettivo si risolve nella “misura” della palazzina, de facto una collezione di vite che si caratterizza per operazioni autoriali rivolte a soddisfare i princìpi del “buon abitare”. Ecco che al di là del Mediterraneo la “palazzina” sembra risorgere e trovare nuovo significato. L’edificio residenziale Stone Garden (2016-2020) di Lina Ghotmeh Architecture a Beirut ospita appartamenti e una piattaforma culturale dedicata alle arti in Medio Oriente, diventando un esempio per rifondare l’architettura della palazzina come ritrovamento di un senso sociale, comunitario e biologico.