Il rito dell’architettura autoformante

Dante Bini in cantiere

Autori

  • Giulia Ricci

DOI:

https://doi.org/10.4454/n5y1an84

Parole chiave:

Dante Bini, binishell, dome, construction site

Abstract

Nel panorama dinamico dell’architettura italiana degli anni Sessanta, i ri-tuali collettivi hanno giocato un ruolo fondamentale, soprattutto fra i radi-cali. In quegli anni, la Facoltà di Architettura di Firenze è stato un crogiolo di innovazione e ha dato vita a forme eterodosse di pratica dell’architettu-ra. Il saggio prende in esame il corso “Progettazione di un locale di svago e spettacolo” tenuto da Leonardo Savioli nel 1966-67, in cui veniva esplo-rata l’intersezione tra architettura, arte, tecnologia e coinvolgimento degli utenti. Tra i partecipanti al corso vi era anche Dante Bini, sulle cui speri-mentazioni costruttive il saggio si concentra. In particolare, si approfon-disce Binishell, brevetto emblematico dell’approccio di Bini, che permette di realizzare strutture transtipologiche a pianta circolare, di cemento ar-mato e a guscio sottile partendo da una cassaforma pneumatica, a costi bassi e in tempi estremamente rapidi. I risultati di Bini sono cristallizzati in più di 1.600 realizzazioni in oltre 20 Paesi.

Pubblicato

2024-05-24

Fascicolo

Sezione

Meridiani