Sulla Medea di Pasolini
L’unità del cosmo e la diversità di Medea
DOI:
https://doi.org/10.4454/dioniso.v14.996Parole chiave:
Medea, Pasolini, Euripides, Seneca, re-enactment of mythAbstract
L'articolo analizza la Medea di Pier Paolo Pasolini (1969), a partire da un puntuale confronto con le diverse stesure pasoliniane e con l'ipotesto euripideo. L'analisi mette in luce la fondamentale dialettica fra due civiltà in antitesi – una, quella da cui Medea proviene, arcaica, «barbarica», definita dalla sacralità e dal rito; l'altra, quella cui Medea approda, segnata dalla razionalità e dalla negazione del sacro. Questa dualità deflagra nell'attività onirica di Medea, la vera grande innovazione di Pasolini rispetto ai grandi monologhi della tragedia euripidea: la Medea pasoliniana arriva al progetto (che è anche desiderio) di vendetta attraverso il contatto con il Sole, figura che Pasolini valorizza molto rispetto all'ipotesto come fulcro dell'eterno circuito di morte e rinascita, e che in qualche modo rende umana e possibile la vendetta medesima e guida Medea verso la riappropriazione delle proprie radici, della civiltà arcaica dalla quale si era allontanata.
Pubblicato
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyrights are transferred for five years starting publication date from the author(s) to the Publisher. After this period, the content is released under a Creative Commons licence (Attribution-ShareAlike 4.0 International).