Democrazia e potere di Demo nei "Cavalieri" di Aristofane
DOI:
https://doi.org/10.4454/dioniso.v12.453Abstract
Questo contributo intende esplorare i rapporti di potere politici e ideologici nei Cavalieri di Aristofane, la commedia che si occupa dei problemi di una democrazia (letteralmente “potere del popolo”) indebolita, facilmente manipolata dai demagoghi, attraverso un’identificazione allegorica con una casa privata e il suo padrone. Demo, un vecchio Ateniese, si trova privato del controllo nella sua stessa casa da Paflagone, uno schiavo ingannatore e arrogante, proprio come, agli occhi di Aristofane, il popolo ateniese si trovava privato della propria sovranità da un demagogo che aveva i caratteri inconfondibili di Cleone. La liberazione da questo schiavo-demagogo è possibile solo sostituendolo con qualcuno di persino peggiore, che adotta le stesse armi di Paflagone – adulazione e calunnia – in un modo anche più radicale. L’articolo indaga a fondo i meccanismi retorici e discorsivi messi in funzione dagli agoni fra Paflagono e il suo antagonista, che illuminano la natura illusoria della democrazia. Inoltre, offre una analisi approfondita del tema, anche più ambiguo e complesso, del ringiovanimento di famiglia e stato. Per quanto riguarda la felicità individuale e sociale – l’obiettivo finale delle commedie di Aristofane – non sarebbe possibile fare affidamento sul peggiore dei due contendenti. Così, l’azione drammatica comporta una trasformazione radicale di Demo stesso, che riguadagna la propria autorità grazie a un miracoloso ringiovanimento attraverso un movimento spazio-temporale che implica il ritorno al passato glorioso di Atene nelle guerre persiane.
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